DALL'ALBA AL TRAMONTO: IL GRANDE ANELLO DEI SIBILLINI IN MTB
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"Oggi vi raccontiamo direttamente con le parole e le immagine dell'Autore di questa spettacolare impresa la storia di Fabrizio Castelli, un biker appassionato dei Monti Sibillini che a nostro avviso ha compiuto una straordinaria impresa.
Ringraziamo di cuore il nostro amico Fabrizio Castelli per averci dato l'opportunità di pubblicare il suo racconto su www.themarcheexperience.com
Buona Lettura e Buona Visione"
Lo Staff di The Marche Experience
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Foto e Racconto di Fabrizio Castelli
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In questi ultimi anni, ascoltando il richiamo della montagna, è
maturato nella mia mente il sogno di una nuova sfida: percorrere e
chiudere in giornata il Grande Anello dei Sibillini.
Il
Grande Anello dei Sibillini (G.a.s.) è un percorso escursionistico che
abbraccia l’intera catena montuosa. L’anello attira molto turismo,
specie nordico, desideroso di scoprire, in modo itinerante, questi
luoghi magici ed ancora incontaminati.
Esistono varie versioni ma,
normalmente, viene proposto in 3/5 tappe (9 tappe a piedi), con
pernotto nei vari rifugi dislocati lungo l’itinerario.
In totale, l’anello misura dai 120 ai 150 km e si sviluppa interamente su strade forestali e sentieri di montagna.
Già
nell’inverno precedente tutto era pronto. Mi ero concentrato per la
fine di giugno quando, con il beneficio delle giornate lunghe, avrei
potuto ridurre al minimo la necessità di muovermi nel buio della notte.
I mesi passano rapidamente. L’inverno è da tempo passato e la fine di giugno è ormai alle porte.
Con il trascorrere dei giorni, sentivo in me una crescente adrenalina che pian piano mi spingeva verso questa nuova sfida.
I
bollettini meteo mettevano tempo stabile per il prossimo fine
settimana. La concentrazione ormai era quella giusta. Da ora in poi
tutto sarebbe dipeso da gambe e polmoni.
Campolungo, sabato 28/06/2014
Vado
a dormine presto la sera del venerdì. Sono molto stanco ma, come spesso
mi capita in queste situazioni, non riesco a prendere sonno. Sono
agitato per la giornata che verrà. Alle 4:00 del mattino mi alzo da quel
sonno non dormito e, velocemente, sistemo le ultime quattro cose nello
zaino.
Il tempo di salutare moglie e figli e, con il buio pesto, esco di casa pronto a partire.
Alba di Un Nuovo Giorno |
Arrivo al rifugio Amandola qualche minuto prima delle 5:00. E’ ancora buio ma in lontananza, verso il mare, inizio a scorgere il primo chiarore del giorno. L’agitazione che mi aveva accompagnato fino a quel momento di colpo svanisce. Ora sono sicuro di quello che faccio. Sono consapevole che, una volta partito, sarà difficile tornare indietro.
Accendo la lampada frontale e lentamente mi metto in marcia verso questa nuova avventura.
Al Balzo Rosso assisto ad una bellissima alba, forse la più bella della mia vita
La luce calda del mattino rende l’atmosfera magica e mi dà una sensazione di grande benessere
Sono
a inizio giornata e sto attraversando un tratto molto impegnativo. C’è
subito molto dislivello da superare. Procedo con molta calma cercando di
dosare al meglio le mie forze.
Il sole inizia a dissolvere la foschia della notte che avvolge il fondo valle
Molto belli sono i paesaggi che incontro man mano che prendo quota
Dalla partenza sono trascorse oltre due ore. Di fianco a me c’è sempre lui, il mio infaticabile compagno di viaggio
Ad Altino mi concedo una piccola sosta al rifugio prima di imboccare il sentiero dei Mietitori
Il
sentiero dei Mietitori è un’antica via di comunicazione che, fin dai
tempi più remoti, permetteva ai braccianti della zona di spostarsi nel
versante umbro durante il periodo della mietitura
Proseguo al cospetto del maestoso versante est del Vettore
Pedalare
in solitudine lungo quei prati mi regala una sensazione di grande
libertà. La luce delle prime ore del giorno accarezza le cime e le tinge
con toni caldi e suggestivi. Il tempo sembra che si sia fermato e il
silenzio è interrotto solo dai suoni della natura. E’ un’atmosfera
magica, che ti rapisce e per certi versi ti fa sentire un intruso
Il sentiero prende quota aggirando il Vettore e prosegue in una vasta pineta che copre la base del versante sud-orientale
Da Fonte delle Cacere inizio a scorgere Forca di Presta che in circa mezz’ora raggiungo
A
Forca di Presta la natura offre il meglio di se. La giornata è
perfetta. Il cielo è terso e solo qualche nuvola di passaggio spezza la
monotonia dell’azzurro intenso.
Mi calo nelle piane che in questo periodo si mostrano con il loro abito migliore.
La magia della fioritura è appena iniziata e offre uno spettacolo di rara bellezza
Esistono
luoghi speciali, che ti prendono, ti affascinano, ti rimettono in pace
con il mondo ridandoti il senso del tempo e dello spazio
Aver affrontato questa avventura in solitudine mi ha permesso di osservare questi luoghi sotto altri punti di vista.
Proseguo dritto verso la mia meta, in compagnia delle tante emozioni che hanno reso questo viaggio unico e indimenticabile
Arrivo in paese intorno alle 11 del mattino. Fino ad ora ho percorso una sessantina di km e più o meno sono a metà della strada
Durante la sosta mi fermo a parlare con un gruppetto di ragazzi in mtb, increduli quando racconto da dove vengo e, soprattutto, quando svelo loro ciò che voglio fare.
Ci salutiamo e, dopo averci augurato buona fortuna, ognuno imbocca la propria strada.
Da Castelluccio inizia un pezzo molto duro che sale fino a Poggio di Croce e, da qui, prosegue fino al Monte delle Rose.
Man mano che salgo gli orizzonti si allargano
Superate
le dure rampe sotto la vetta del Monte delle Rose, imbocco una vecchia
pista di transumanza che percorre l’intera dorsale Umbro–Marchigiana
fino al Monte Cardosa
Rimango oltre un’ora lungo quella dorsale, alternando i due versanti della montagna.
Gli scenari che trovo di fronte a me sono sempre nuovi e molto belli
La pista scorre veloce sotto le mie ruote e rapidamente guadagno diversi km sulla tabella di marcia
Superata
Costa Cavolese, una piccola sella alle pendici del Monte Cardosa, c’è
ancora un ennesimo valico da superare prima di iniziare la lunghissima
discesa su Visso.
A Visso mi fermo per un’altra sosta e faccio un pieno d’energie in vista dell’ultimo durissimo tratto che dovrò affrontare.
Lascio Visso alle mie spalle e proseguo in direzione Ussita percorrendo un facile tratto in salita
Arrivo a Ussita dopo aver già percorso un’ottantacinquina di km.
Inizio
ad avvertire i primi segni di cedimento, sia fisico che mentale. Sono
le 4:00 del pomeriggio. A fondo valle il sole picchia ancora molto
forte. Non si muove un filo d’aria e la temperatura è ostile ad ogni
forma di vita.
Da Ussita poi, si inizia a scorgere la Forcella del
Fargno che dovrò svalicare per completare l’anello. Avevo percorso quel
tratto infinite altre volte. Ma vedere oggi quella Forcella di fronte a
me, con ancora 1200 metri da risalire, è stato un colpo veramente molto
duro. Rimango fermo qualche attimo con i gomiti appoggiati sul
manubrio. Trovo una fonte per rinfrescarmi con dell’acqua fresca e,
armato di tanta buona volontà, trovo la forza di ripartire.
Parto
lentamente per quella salita che non dimenticherò mai. Le soste
diventano sempre più frequenti e le pedalate sempre più faticose.
Sono
momenti molto duri. Sono solo, in balia di quella montagna che mi
appare infinita. Sento di essere arrivato molto vicino al mio
limite. Salgo con gesti automatici, conto i tornati fatti e quelli
ancora da fare, parlo con me stesso cercando di farmi forza. Da qui in
poi conta solo l’istinto e, in quel momento, l’istinto mi diceva che
dovevo proseguire.
Ritrovo un'energia inaspettata perchè oramai non c’è più
crescendo. Lentamente inizio a percepire la dolce sensazione di
avercela fatta.
Spinto da una crescente adrenalina proseguo lungo quei 3/4 km di falsopiano che mi separano dalla forcella.
Arrivo
al Fargno alle 20:00 dopo aver viaggiato per 100 km su sentieri di
montagna. Sono sul punto più alto, oramai da qui in poi non c’è più
nulla da salire.
L’ombra delle montagne inizia a far imbrunire il fondovalle e mi rimane ancora una quindicina di km per terminare la giornata.
Con la certezza di avercela ormai fatta mi calo nella valle del Fargno in direzione Bolognola.
Accarezzato dagli ultimi raggi di sole scendo velocemente quella strada che ormai sento di casa
A Bolognola c’è giusto il tempo per un ultimo autoscatto
Imbocco la strada per Passo Ventoso quando il sole inizia a tramontare.
Uscito dal bosco, nel buio della
notte, intravedo la sagoma del rifugio Amandola. Con la lampada di nuovo
accesa sulla fronte, sono arrivato laddove, la mattina precedente,
tutto aveva avuto inizio. Non sono più in grado di contenere le
emozioni. Percorro le ultime centinaia di metri ripensando ai tanti
momenti vissuti in questa indimenticabile giornata: l’alba, il tramonto,
le tante ore passate con me stesso, la sofferenza, il dolore, la
speranza, la gioia, l’orgoglio.
"La montagna ci offre la cornice … tocca a noi inventare la storia che va con essa!"(cit. Nicolas Helmbacher)
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che dire una cosa meravigliosa raccontata altrettanto bene cosa darei per poterla fare anchio
RispondiEliminabaldacci lorenzo
This is awesome
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