Da Monte Sibilla a Cima Vallelunga: l' incanto delle creste dei Sibillini ( 5 di 5 )
Il Monte della Sibilla, pur stretto dalle aspre vallate del Fiume Tenna con la Gola dell' Infernaccio e del Fiume Aso e dai due monti più elevati della catena dei Sibillini, il Priora ed il Vettore, mantiene una sua isolata e regale dignità . Ciò deriva dalla sua particolare conformazione fisica ed alle leggende del passato che la hanno resa famosa, al punto da dare il suo nome al resto della catena montuosa. La caratteristica geologica più rilevante è sicuramente data dal particolare innalzamento roccioso che gira tutto attorno alla vetta, e che alle genti del posto ha dato l' idea di una corona, regalando alla Sibilla un aspetto maestoso. Una comoda catena aiuta gli escursionisti a superare in totale sicurezza tale dislivello.
Se la Sibilla si presenta con la sua regale corona verso oriente, nel versante opposto è caratterizzata da due cime rocciose che si slanciano verso il cielo, simili a due campanili. Nella fotografia, scattata dalla vetta principale a 2173 metri sul livello del mare, si vede quella secondaria, tutta rocciosa e dirupata nei due versanti, in cui è bene non uscire dal sentiero e prestare la massima attenzione.
Superare le due cime della Sibilla è come scavalcare le gobbe di un' immenso cammello. Sono gigantesche, appuntite e dalla loro cima si gode un panorama mozzafiato a 360 ° sul Parco Nazionale dei Monti Sibillini e su metà Marche. Bisogna solo prestare attenzione perchè sono rocciose ed il sentiero stretto e vicino ai due versanti scoscesi. Nella fotografia si vede la seconda vetta della Sibilla, slanciata verso il cielo come un campanile roccioso; dietro sulla sinistra si intravede la cresta che sale dal Rifugio della Sibilla.
Proseguendo il nostro percorso verso ovest, il versante settentrionale è completamente occupato dall' Alta Valle del Fiume Tenna: dalla sottostante Gola dell' Infernaccio, la sua sorgente e la lontana chiusura della valle a Passo Cattivo, che con i suoi 1869 metri è il passo carrabile più alto dei Sibillini e delle Marche. A guardia dell' eccezionale panorama due severe sentinelle: il gigantesco Monte Priora, a destra della fotografia e l' aguzzo Pizzo Berro al centro.
Guardando verso meridione, davanti ai nostri, si apre una delle più famose e frequentate valli dell' intero Parco dei Monti Sibillini: la Valle del Fiume Aso e del Lago di Pilato. A corona della valle glaciale le creste del Redentore e del Vettore, tra le cime più alte della catena montuosa. Il tragitto che porta al Lago di Pilato, unico lago naturale marchigiano che sopravvive con le acque di scioglimento delle nevi, è spettacolare dal punto di vista ambientale e naturalistico ed unico perchè porta ad uno degli angoli più remoti della regione. Come per il Monte Sibilla, anche questa valle è permeata di leggende e mistero, prima fra tutte quella che dice che in questo lago venne a morire Pilato, il magistrato che giudicò Gesù, famoso poi per il suo lavarsi le mani. Fin dal Medio Evo fu frequentata da maghi, guaritori ed avventurieri, tanto che queste zone divennero famose in tutta l' Europa.
Dopo essere scesi, con tutte le attenzioni del caso, dalle aguzze e rocciose cime della Sibilla, un lungo e panoramico percorso porta verso la sella con la successiva cresta, che sale verso Cima Vallelunga e poi verso il lontano Monte Porche, come si vede nella fotografia. In basso a destra si incomincia ad intravvedere la carrareccia che sale dalla vallata e che ha deturpato, in modo indelebile, il versante meridionale del Monte Sibilla.
Risalendo i pendii che portano alla cresta e vetta di Cima Vallelunga, si riesce a vedere il Monte Sibilla nella sua interezza. Se dalla parte del mare è ben riconoscibile per via della sua famosa " corona ", dalla parte opposta lo è per le svettanti cime rocciose puntate verso il cielo. Il versante nord è quello, non visibile dalla foto, strapiombante sulla Gola dell' Infernaccio, di fronte al Monte Priora, mentre quello sud è tristemente noto per la devastante strada che arriva fino alla sella con il Vallelunga. Costruita tra il 1966 e 1971, fu presentata, tra il consenso quasi unanime, come un' iniziativa atta a rivitalizzare l' economia di montagna e sviluppare il turismo. L' unica opposizione fu di Italia Nostra e CAI di Ascoli. Mentre incominciava la polemica pubblica sull' opportunità di questi lavori, le ruspe continuarono il loro lavoro e furono fermate solo tempo dopo dalla Soprintendenza ai Monumenti ed alle Bellezze Naturali. Fu solo una mezza vittoria perchè la strada, nel frattempo, era arrivata a metà del progetto; si salvò solo il versante verso Frontignano. Oggi giorno la strada della Sibilla, con l' ultimo tratto a formare una gigantesca " Z ", è visibile a decine di chilometri di distanza.
La cresta di monti che unisce Monte Sibilla, Cima Vallelunga e poi Monte Porche a Palazzo Borghese, sul versante marchigiano, è solo secondaria e perpendicolare a quella principale che taglia tutta la catena montuosa dei Monti Sibillini, da Forca di Presta ad Acquacanina. Arrivati a Palazzo Borghese si può poi scendere verso gli impianti di sci di Monte delle Prata o al Piano Grande di Castelluccio con la Strada Imperiale, completando quindi la attraversata fino al versante umbro. La Cima Vallelunga è un' insieme di cime ondulate, come delle gigantesche montagne russe, come si vede nella fotografia scattata dalla vetta verso il Monte Sibilla.
Con l' arrivo a Cima Vallelunga si completano le creste del versante marchigiano, collegandosi con quelle che salgono da quello umbro; un lungo percorso che per opportunità si può dividere in due uscite, come ho fatto io. Avendo a disposizione tutta la giornata si può fare tutto il percorso in un' unica emozionante uscita. Nella fotografia, presa dalla vetta del Vallelunga, le creste che vanno verso Monte Porche ed il versante umbro.
di William Tallevi
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