Dal Rifugio Monte Sibilla al Monte Sibilla: l' incanto delle creste dei Sibillini ( 4 di 5 )
La grande traversata dei Sibillini dal versante umbro del Monte delle Prata a quello marchigiano del Monte Sibilla è molto lunga e se non si ha troppo tempo a disposizione, si può dividere il percorso in due, risalendo il versante opposto a quello fatto all' andata. Il Rifugio della Sibilla, a 1540 metri sul livello del mare, si raggiunge da Montemonaco, o da Isola S. Biagio di Montefortino, imboccando poi al bivio la strada bianca che sale con infiniti tornanti, buche e sassi sul versante meridionale della montagna; è la base di partenza per salire in quota e finire l' itinerario di creste. Nella fotografia il Rifugio visto dal sentiero, poco dopo la partenza.
Dopo una camminata di una mezz' ora sul sentiero che parte dietro al Rifugio della Sibilla, si raggiunge l' inizio delle creste. Di fronte a noi si prospetta una lunga e faticosa camminata, ripagata però dagli straordinari panorami dei Sibillini; a destra, in lontananza, la vetta del Monte della Sibilla, mentre alle spalle della fotografia, risulta il Monte Zampa, le colline di Montemonaco e la Valle dell' Aso.
Visuale della alta Valle del Tenna, vista dal Monte Zampa all' inizio del percorso di cresta che si snoda verso la cima del Monte Sibilla, a sinistra nella fotografia. Al centro la Cima di Vallinfante che a destra scende al Passo Cattivo, che con i suoi 1869 metri sul livello del mare risulta essere il passo più alto dei Sibillini; ed insieme alla Forcella del Fargno ( mt. 1811 ) sono gli unici attraversamenti carrabili dell' intera catena montuosa. Quella all' orizzonte è la cresta principale dei Sibillini che attraversa tutto il Parco, da Forca di Presta ad Acquacanina, mentre questa della Sibilla e quella parallela del Priora sono perpendicolari.
Cima del Monte della Sibilla, vista da metà percorso; il monte risulta essere stretto e lungo come un gianduiotto, scavato dalle acque del Tenna con la sua famosa Gola dell' Infernaccio a nord e da quelle dell' Aso, che scende dalla glaciale Valle del Lago di Pilato a sud. La vetta si eleva nobilmente verso est con un coronamento di rocce, comunemente chiamato corona e presenta due affilate cime verso ovest simili a campanili.
Guardando verso sud, il panorama presenta quasi per intero la Valle dell' Aso, da Foce di Montemonaco, i Piani della Gardosa, l' alta Valle del Lago di Pilato con il Vettore ed il Redentore a chiudere la valle glaciale. E' questa una delle mete più ambite e frequentate nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini per motivi naturalistici, ambientali con quel fascino di mistero che viene dal passato, prima con la leggenda del Lago di Pilato, unico naturale in tutte le Marche che sopravvive con le acque di scioglimento delle nevi, che narra che il famoso magistrato romano giudice di Gesù e poi caduto in rovina,cadde nelle sue acque facendole ribollire. Poi, nel Medio Evo, fu la volta di maghi e stregoni che elessero questa zona a quartier generale delle loro malefiche opere, tanto che le autorità dell' epoca furono costrette a prendere severi provvedimenti per fermare il fenomeno. E' questa una delle escursioni più lunghe ed in uno degli angoli più remoti della regione.
Il sentiero n° 9 del Parco ogni tanto segue la cresta ed ogni tanto piega su uno dei due versanti, regalando sempre la magnifica visuale delle due vallate ed i loro monti. Ben presto si arriva in prossimità della famosa " corona " del Monte Sibilla; una quindicina di metri di roccia viva che isola la vetta del monte dalla cresta. Il tutto è dovuto alla diversa composizione delle rocce del monte e quelle della corona e dalle forze che si sono interposte nella loro composizione e formazione, dando un senso regale alla vetta del Monte Sibilla.
Da lontano lo sbarramento roccioso della corona della Sibilla sembra impegnativo ma, una volta arrivati alla sua base, ci si accorge che la pendenza non è eccessiva ed il percorso segue scalinato tra anfratti e spaccature. Inoltre si è facilitati nell' ascensione da una robusta catena, che da' sicurezza ed aiuta nei punti più difficili, come un corrimano in una scala. Bisogna lo stesso prestare la massima attenzione, perchè si tratta sempre di una salita su roccia viva. Alle spalle del mio casuale compagno di salita, s' intravvede tutta la cresta fatta dal lontano Monte Zampa, per arrivare fin lì.
Superato il tratto roccioso della corona della Sibilla, il più impegnativo di tutto il percorso, la salita continua sempre abbastanza ripida, su terreno erboso. L' unica accortezza è di non allontanarsi troppo dal sentiero perchè i versanti delle due vallate sono molto dirupate. Nella fotografia, in alto si incomincia ad intravvedere una delle due cime del Monte Sibilla, le creste che continuano su Cima Vallelunga verso il Monte Porche ed il ripido pendio che scende verso la Valle del Fiume Aso. Poco prima della vetta si incontra una depressione di rocce frantumate, dove si dice che una volta c' era la mitica Grotta della Sibilla ora collassata su se stessa.
Una volta arrivati con fatica ai 2173 metri della vetta del Monte Sibilla, con la seconda vetta di fronte a noi, lo spettacolo del panorama a 360 gradi su vallate, pianure e monti lontani è fantastico. Una buona parte del Parco dei Monti Sibillini è sotto i nostri occhi. Questi monti sono famosi fin dall' antichità , oltre che per i meriti della loro notevole bellezza, per il fascino che deriva dalla presenza, partire dal 1200 circa, di maghi, negromanti, avventurieri o semplici curiosi nella zona del Lago di Pilato e della Sibilla. I primi vi si recavano per evocare gli spiriti o consacrare al diavolo la loro anima in cambio di potere e denaro; i secondi erano attratti dalla Sibilla che viveva nella grotta omonima e che si diceva che conoscesse il futuro e le risposte a tutti i problemi mondani. Una fama che si è spinta fin lontano con cavalieri e studiosi europei che si mettevano in viaggio per cercare di capire i misteri di questi monti.
di William Tallevi
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