Da Braccano di Matelica ( MC ) alla via dei partigiani
La strada più comoda per accedere al Monte S. Vicino ed alle sue bellezze naturalistiche, dal versante occidentale, parte da Matelica ( MC ) e passa dal borgo di Braccano. Questa piccola frazione è conosciuta principalmente per due motivi: i suoi murales e perchè fu al centro di combattimenti ed eccidi durante la Seconda Guerra Mondiale. Un piccolo monumento ai caduti ricorda quei terribili giorni. In passato era un centro di agricoltori, boscaioli e carbonai, ora è salita alla ribalta marchigiana per essere uno dei pochi borghi dipinti. Nei corso degli anni molti promettenti studenti di diverse accademie artistiche hanno incominciato a riprodurre murales su pareti del borgo impreziosendolo, come nel caso di questa villetta sulla strada per il S. Vicino.
Dopo aver visitato Braccano si può fare un' escursione nella selvaggia Val di Roti alla ricerca dei posti frequentati dai partigiani del luogo, con alcune piccole divagazioni naturalistiche. Il percorso , segnalato con il sentiero n° 168 della Riserva del Monte S. Vicino, prosegue seguendo il torrente, poi, dopo circa un chilometro e mezzo s' incontra una tabella informativa con il bivio per altri due sentieri. Prendendo il 168 A ed entrando nel letto del torrente si arriva in breve alla Gola di Jana: le vorticose acque che scendono dai pendii del massiccio montuoso del S. Vicino hanno scavato questa angusta e misteriosa forra, accessibile solo in estate con poca acqua. Arrivati ad un enorme scivolo d' acqua, stretto dalle ravvicinate pareti bisogna tornare indietro; il nome di Jana deriva, probabilmente, da un antica denominazione per strega, per stare a significare che solo queste terribili rappresentanti dell' occulto potevano frequentare un posto tanto orrido.
Ritornati indietro si prende il sentiero n° 167 che sale per il pendio del Monte Vinano per fare un giro della parte alla della Valle di Roti. Usciti dal bosco, in un enorme spiazzo, è possibile intravvedere dall' alto la spaccatura rocciosa della Gola di Jana. E' questa la zona frequentata dal gruppo dei partigiani di Matelica, detta la Banda di Roti.
Salendo sul sentiero n° 167, s' incontra un' altra spettacolare gola denominata Bocca di Pecu, nella fotografia. Tale denominazione deriva, probabilmente, dalla fantasia popolare che ha visto in quest' oscura forra la bocca di una pecora, per via della forma stretta, allungata con l' andamento scalinato. A differenza della Gola di Jana, la Bocca di Pecu presenta l' acqua solo in caso di forti precipitazioni ed ha una sbocco a monte. I partigiani del posto, probabilmente, avranno usufruito dell' approfondita conoscenza del posto e quindi anche di questa.
Entrando nella Bocca di Pecu le pareti scoscese e ravvicinate nascondono quasi la vista del sole; il percorso si fa accidentato tra massi, scaglie di pietre e radici e continui aumenti di livello. Il posto ha un suo magico fascino primordiale. Inoltrandosi nella gola il dislivello aumenta e piano piano si esce dalla gola rocciosa e si arriva alla cima della piccola valle.
Un piccolo spiazzo erboso presenta una piccola sorgente denominata Acqua dell' Olmo, preziosa riserva d' acqua per bestiame ed animali selvatici.
Prima di piegare a destra con il sentiero n° 170, per chiudere l' anello della Valle di Roti, si può salire a sinistra sul 166 per andare a visitare il Sasso Spaccato. Si tratta di una singolare formazione rocciosa isolata e posta sul sentiero curiosamente bucata al centro.
Ritornati all' Acqua dell' Olmo, con il sentiero n° 170, si costeggia il versante occidentale del Monte Canfaito per arrivare all' ex Abbazia di Santa Maria di Rotis, nella fotografia. E' questa un importante complesso religioso fondato intorno al XI secolo. Tappa per il passaggio dei viandanti tra le valli dell' Esino e quella del Musone e base logistica dei partigiani della zona nell'ultima Guerra Mondiale. Oggigiorno fa parte del Sentiero Francescano Assisi Loreto. E' purtroppo in rovina ed è stata adibita a magazzino e deposito agricolo.
Dall' Abbazia di Rotis, con il sentiero n° 169, si sale tra la sella tra il Colle del Vescovo ed il Monte Pagliaro; prendendo a destra si arriva ai Pantani di Matelica. Questa zona fu teatro di aspri combattimenti tra partigiani e truppe tedesche nel secondo conflitto mondiale e viene ricordata, poco oltre, con una lapide a memoria del coraggioso comportamento del Capitano Salvatore Valerio, napoletano, che per favorire il ripiegamento dei propri compagni e sfuggire all'accerchiamento dei nemici, si fermò da solo ad affrontarli prima di soccombere.Era il 24 marzo 1944. Il suo eroico sacrificio è ricordato ogni anno dalla " Marcia sui sentieri della memoria " dalle sezioni ANPI " 24 marzo " e " Salvatore Valerio " il 25 aprile, sui sentieri utilizzati dai partigiani nei loro spostamenti. E' questa una zona umida molto importante per l'approvvigionamento idrico di bestiame e degli animali selvatici, inserita in un contesto naturale eccezionale. Il famoso episodio del sacrificio del Capitano Salvatore Valerio mi fa pensare che questa storia è simile al finale del libro di Ernest Hemingway " Per chi suona la campana " e la famosa frase: " Ogni morte di uomo mi diminuisce, perchè io partecipo dell'umanità : e così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te " JOHN DONNE.
di William Tallevi
di William Tallevi
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