Escursione ad anello nella Gola di Frasassi ( AN ) ( 1 di 2 ): dalla Gola a Pierosara
Il Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi è l' area protetta più grande delle Marche e, data la sua centralità , si può considerare il cuore verde della regione. Ha un' estensione di oltre 9.000 ettari compresi nei comuni di Fabriano, Genga, Arcevia e Serra San Quirico, nell' entroterra anconetano. Il parco è ricco di attrattive geologiche, botaniche e naturalistiche, vari tipi di ambienti, oltre numerose testimonianze storiche ed artistiche. L' aspetto più rilevante del parco sono le spettacolari gole e le famose Grotte di Frasassi, che sono uno dei complessi sotterranei più belli ed importanti d' Italia ed Europa. Una visita è assolutamente da mettere in preventivo, ma si può godere delle bellezze naturali del territorio programmando passeggiate ed escursioni lungo il reticolo di sentieri del parco. Il percorso proposto inizia alla Gola di Frasassi e continua ad anello arrivando a S. Vittore, salendo a Pierosara, poi con il Sentiero dei Gradoni si può fare l' attraversata panoramica dall' alto del Monte Frasassi. La discesa avviene sul sentiero del Santuario di Frasassi, completando poi il percorso con la parte iniziale della gola.
La Gola di Frasassi è stata incisa, nel corso dei millenni, dal Fiume Sentino nel calcare massiccio del Giurassico, una roccia sedimentaria molto spessa, depositata in ambiente marino circa 190 milioni di anni fa. Il fiume si è scavato un letto nella roccia, incidendo profondamente le pareti dei Monti Frasassi e Valmontagnana: è in quest' ultimo rilievo che sono state trovate le famose grotte nel 1971. La moltitudine di visitatori viene autotrasportata in navetta all' ingresso delle grotte dal Centro Visite, ma è molto interessante farsi una passeggiata a piedi nella gola, per godere a pieno l' entusiasmante paesaggio circostante. Poco dopo essere usciti dalla Gola di Frasassi, in direzione Fabriano, si incontra la bella frazione di San Vittore alle Chiuse. Qui sorge una delle più belle ed importanti abbazie della regione; è in stile romanico puro con una pianta centrale a croce greca.
Antichi documenti testimoniano la presenza dell' Abbazia di S. Vittore delle Chiuse già nel 1007 e poi come possedimento dei monaci avellaniti in seguito. Lasciti e donazioni la fanno diventare molto potente tanto da arrivare in contrasto con la vicina Fabriano nel XIII secolo. Nei secoli successivi inizia la decadenza del complesso abbaziale, rimanendo solo la funzione della chiesa. L' abbazia consta di due corpi di fabbrica posti sul lato destro del Fiume Sentino; il tempio e i locali del monastero. Attorno ci sono i resti di un cimitero ed un mulino ad acqua. Esternamente S. Vittore si presenta con conci di pietra ben squadrati, la cui essenzialità è mossa dalle linee curve delle numerose absidi. Nella muratura si aprono sottili monofore in tutte le direzioni, per garantire una illuminazione interna ottimale nell' arco della giornata. L' aspetto della torre campanaria evidenzia l' intento difensivo dell' opera. L' interno è semplice e luminoso, con grandi spazi verticali, grazie a svettanti colonne.
L' intera area dell' Abbazia era un tempo sommersa dalla vegetazione, oggi limitata solamente lungo il corso del Sentino, ed è una delle più interessanti per il ritrovamento di testimonianze fossili di fauna marina. Fu ritrovato qui lo spettacolare ittiosauso risalente a 150 milioni di anni fa. Esso è conservato nei locali adiacenti l' ingresso dell' abbazia nel Museo Speleo-paleontologico. Oltre ai fossili della zona e i minerali tipici sono presenti importanti reperti dell' età del ferro. Sono presenti lo scheletro di un orso delle caverne, ricostruzioni di ambienti, come questo della fotografia con nostri lontani antenati, oltre a numerose tabelle informative.
La frazione di S. Vittore è impreziosita dalla presenza di un bel ponte romano di età augustea sul Fiume Sentino. Una torre gotica tronca edificata nel XIV secolo in conci di pietra locale difende l' accesso al borghetto, in un contesto di rara bellezza naturale. La frazione è ben attrezzata con strutture di accoglienza turistica ed è presente pure uno stabilimento termale che offre cure inalatorie e fango-terapiche.
Per continuare il nostro percorso verso la frazione Pierosara le possibilità sono due: o prendere il sentiero 139 AG subito dopo aver superato il ponte in direzione sinistra o salire per la strada comunale, alla fine della frazione. La prima possibilità è più avventurosa e naturale, ma poco panoramica perchè passa attraverso il bosco, mentre la seconda, grazie a molti tornanti esposti, permette una straordinaria visuale su San Vittore delle Chiuse e alle pareti strapiombanti dei monti Valmontagnana e Frasassi, che formano la gola omonima.
Arrivati in breve a Pierosara a 394 metri di altezza ci si rende ben presto conto della posizione strategica dominante del borgo a metà strada tra la Gola di Frasassi e la Gola della Rossa. Il nucleo del borgo è un tipico agglomerato medievale con un tessuto edilizio fortificato all' apice di un panoramico colle. E' caratterizzato da un doppio sistema difensivo articolato nel borgo murato, con porta fortificata ed una possente torre sulla vetta del paese a base quadrata.
Pierosara, il cui termine rimanda ad antiche leggende inerenti a due sfortunati amanti, fu un antico insediamento dei Longobardi; un antico documento del 1165 lo cita come Castello Petroso. Prima ancora fu sicuramente una delle prime strutture difensive romane sugli itinerari che dalla Flaminia intersecano la fascia dei territorio tra Cagli, Senigallia, Ancona, Jesi e camerino. Nei pressi si trovavano le terme della città romana di Tuficum, dove oggi sorge l' abbazia di S. Vittore. Il glorioso passato longobardo si tramandò a Pierosara anche nei secoli a venire, tanto è vero che gli abitanti del luogo si attennero alle antiche leggi longobarde almeno fino al XII secolo.
La visita a Pierosara si conclude sullo slargo terrazzato nella parte più alta del borgo al cospetto della severa costruzione militare della torre. Da lassù è magnifico il colpo d' occhio sulla vallata sottostante, sulle gole e sui monti in lontananza; unico neo alcune deturpanti cave sui monti Murano, Revellone e Scoccioni.
di William Tallevi
di William Tallevi
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