Da Treia ( MC ) alla Grotta di S. Sperandia ( 2 di 2 ) : S. Lorenzo, la Grotta e la Roccaccia
Il Monte Acuto non è un monte dalle particolari caratteristiche, ma essendo non molto lontano da Treia, di facile accesso automobilistico, con diverse seconde case e strutture turistico-ricreative nella frazione S. Lorenzo risulta largamente frequentato dai locali, turisti ed amanti degli sport all' aria aperta. Diverse sono le strade, le piste ed i sentieri che lo raggiungono dai diversi lati e, nonostante i diversi ruderi, le cave attive ed abbandonate risulta ancora un ambiente di selvaggia bellezza e ricco di panorami. Se dal versante sud risulta dolce ed arrotondato, il versante nord è più roccioso, pieno di dirupi e selvaggio. Anticamente la zona risultava remota ed inaccessibile e questo isolamento attrasse sempre gli eremiti. Nella fotografia si vede l' ultima parte della cresta del Monte Acuto che termina con i ruderi della Roccaccia.
Le emergenze storiche più importanti del Monte Acuto risultano essere la Grotta di S. Sperandia, sul versante sud, e i ruderi della Roccaccia sulla parte terminale del monte a dominare la vallata. Oltre alla strada che sale dalla frazione S. Lorenzo di Treia e termina sulla cresta poco lontano da entrambi i monumenti, sono diversi i sentieri che vi accedono. II migliore è fare il giro ad anello partendo da S. Lorenzo, arrivare sulla cresta dell' Acuto, scendere alla grotta, fare la cresta per vedere la fortificazione e scendere il dirupato e panoramico versante est. La grotta e la Roccaccia sono abbastanza vicini, mentre al centro dello spiazzo di cresta è presente questa croce con relativo altare per messe all' aria aperta in un punto particolarmente panoramico.
Rispetto alla Croce della Roccaccia il sentiero per la Grotta di S. Sperandia parte poche decine di metri più ad ovest, in discreta discesa. Si percorrono alcuni ripidi tornanti su una carrareccia che in breve porta alla deviazione per l' eremo. Nella fotografia è rappresentato l' inizio della discesa che è strutturata in scalini di traversine; questo perchè in passato la pendenza e gli agenti atmosferici avevano rovinato e reso difficoltoso il procedere.
In uno spazio della discesa, in corrispondenza di un tornantino è posizionato quest' altare rupestre con una croce che si affaccia sulla dirupata valle del Rio Lacque. La rupe dove sorge è chiamata Sasso Roscio e indica, fin da lontano, la zona dove è posizionata la grotta, ma il cammino è ancora lungo perchè la grotta risulta essere sotto la parete di tale emergenza rocciosa.
La discesa è lunga, ma non è faticosa e neppure pericolosa. A contarli tutti i vari gradini sono circa quattrocento e permettono di scendere fino ad un quarto del versante del monte. L' ultimo terzo della discesa avviene su gradini di pietra, con l' aiuto di corrimani, mentre il percorso ormai è incavato nella parete rocciosa. La Grotta di S. Sperandia non è molto lontana.
Percorsa con attenzione l' ultimo tratto della discesa sui ripidi scalini in pietra si accede allo slargo balconato e terrazzato su cui si apre la Grotta di S. Sperandia. La cavità ipogea risulta più incavata sotto la parete rocciosa, mentre di fronte l' accesso è stata edificata un' edicola votiva in tempi moderni. Dietro ad essa la cavità che è profonda sui dieci metri per un' altezza media di quattro ed è dovuta alla corrosione carsica lungo una frattura della balconata calcare.
Purtroppo le pareti originarie che delimitavano gli ambienti eremitici dove visse S. Sperandia non esistono più e l' accesso alla grotta è a fianco della chiesuola. Dentro ad essa l' ambiente è adattato ad una seconda chiesa rupestre con un' aura di mistica religiosa. S. Sperandia nacque a Gubbio e morì a Cingoli e in questa grotta passò molti anni in ritiro eremitico. La sua santa vita fu spesa anche come pacificatrice nei conflitti che scoppiavano nella società del suo tempo e molti sono i prodigi a lei attribuiti; per questo la santa è molto venerata fino ai giorni nostri.
Purtroppo, pur essendo in un punto panoramico a strapiombo sulla vallata, la visuale che si ha affacciandosi dalla balconata, non è delle migliori a causa delle numerose cave che hanno devastato il territorio. Il ritorno sulla cresta del Monte Acuto avviene tranquillamente, per non affaticarsi troppo con i 400 scalini. Una volta arrivati, e ripreso fiato, con altri 400 metri di percorso si arriva allo sperone roccioso dove si elevano i resti della Rocca di Monte Acuto, detta comunemente la Roccaccia per via di un antico signorotto locale che faceva base qui, tiranneggiando la popolazione locale.
La Roccaccia è in posizione panoramica e vi si gode un panorama stupendo su Treia e la valle del Fiume Potenza. La posizione del fortilizio era strategica e permetteva un elevato controllo del territorio circostante. Continuando oltre i suoi ruderi s' incomincia a scendere il ripido versante est, con tornantini dentro una fitta vegetazione di lecci ed arbusti vari. Bisogna prestare attenzione perchè questo sentiero, oltre ad essere molto in pendenza, insieme a molti altri sull' Acuto è percorso dagli appassionati ciclisti del down hill. Scendendo verso valle il panorama si allarga e si riesce a vedere il percorso fatto da Treia, al Santuario del SS. Crocefisso fino alla frazione S. Lorenzo, dove termina il nostro percorso ad anello.
di William Tallevi
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