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La traversata del Monte Conero ( AN ) ( 1 di 2 )

Il Monte Conero è un promontorio alto 572 metri che si eleva ad una decina di chilometri da Ancona e circa tre da Sirolo, a strapiombo sull' Adriatico, interrompendo una lunga serie di coste pianeggianti. Ha la particolarità di presentare il versante roccioso verso il mare, con tutta una serie di promontori minori, baie, spiagge, falesie, faraglioni e belvedere; mentre il versante interno è più pianeggiante e pieno di aree sempreverdi, di macchia mediterranea e conifere. Si è formato alla fine del Miocene grazie a una piega secondaria dell' Appennino emersa dal mare ed è formato da rocce calcaree stratificate in vari modi, con un' inclinazione quasi verticale e quindi interessate spesso a crolli dovuti all' erosione del mare. Nella fotografia il Conero è ripreso dal Monte dei Corvi con il lungo e semi-sommerso Scoglio del Trave.
Molto probabilmente il termine Conero deriva dal greco " komaros ", corbezzolo e già nel Medio Evo era chiamato Cumerio o Cumero. Per l' alto valore naturalistico, paesaggistico e storico il Monte Conero è stato tutelato con la costituzione a Parco Naturale già dal 1987 dalla Regione Marche, con sede a Sirolo. Questo rientra nel territorio di Ancona, Camerano, Sirolo e Numana. Il Conero è conosciuto anche per le sue splendide spiagge, che sono inserite nel comprensorio della Riviera del Conero, come la Baia di Portonovo, autentica perla delle Marche.

Ma il modo migliore per conoscere meglio il Monte Conero, fino alle sue bellezze più nascoste, è incamminarsi sul reticolo dei numerosi sentieri che lo percorrono in lungo ed in largo. I sentieri del Parco sono una ventina, compreso alcuni minori di collegamento, ma alcuni sono momentaneamente chiusi e quindi, prima di avventurarsi sui percorsi è sempre bene avere la cartina aggiornata e chiedere informazioni alla Sede del Parco. Il sentiero n° 1, detto anche Traversata del Conero, è quello principale che inizia al Poggio di Ancona e termina alla frazione Fonte d' Olio di Sirolo. Questo lungo percorso, di diversi chilometri di sviluppo per circa quattro ore di marcia, è molto panoramico e si possono vedere tutte le emergenze storiche e naturali del Parco, mentre quasi tutti gli altri sentieri vi si collegano. Una bella tabella informativa nella frazione indica l' inizio del percorso, con tutte le informazioni per affrontarlo. Appena partiti da Poggio di Ancona s' incontra un piccolo Sentiero Natura con diverse tabelle che spiegato la ricchezza delle varie specie animali e vegetali presenti nel Parco. Il percorso è inizialmente tutto in salita ma, per fortuna, è tutto all' interno del bosco fino al panoramico spiazzo del Pian Grande.
La fatica della lunga salita viene ampiamente ripagata dai diversi affacci panoramici del Pian Grande sulle bellezze naturali sottostanti. Lo sguardo spazia dal lontano Monte dei Corvi, in direzione Ancona, con sotto lo Scoglio del Trave e la Spiaggia di Mezzavalle alla Baia di Portonovo, che risulta proprio sotto lo sguardo dell' escursionista. A prima vista s' intuisce subito la natura di antica frana della baia che, con il tempo è stata accresciuta con sabbia e ciotoli, creando quindi le condizioni per la creazione di due piccoli laghi costieri: il Grande, nella fotografia, e il Profondo in direzione Sirolo. Questi piccoli specchi d' acqua ospitano diverse specie di volatili stanziali e di passaggio. Uno dei sentieri del Parco fa il giro della Baia, toccando tutte le emergenze naturali e storiche del posto.
Tre sono le strutture architettoniche storiche presenti nella Baia di Portonovo: il Fortino Napoleonico, la Torre di Guardia o de Bosis, rappresentata nella fotografia, e la defilata Chiesa di S. Maria di Portonovo. La torre fu costruita nel 1716 per volere di Papa Clemente XI, con lo scopo di difendere le proprietà boschive e faunistiche, patrimonio dell' amministrazione ecclesiastica. In seguito questa divenne residenza privata della nobile famiglia de Bosis. Procedendo in direzione Ancona si può notare la tozza e squadrata forma del Fortino Napoleonico. Fu fatto costruire nel 1808 dall' allora Vice Re d' Italia Eugenio de Beauharnais, con materiale sottratto all' antico monastero adiacente alla Chiesa di S. Maria di Portonovo. Tale fortificazione, in tempi moderni, si è trasformato in una struttura alberghiera d' alto livello.
In direzione sud, alla fine delle innumerevoli file di ombrelloni che ospitano una moltitudine di anconetani e turisti, si può notare il Lago Profondo e la Chiesa di S. Maria di Portonovo. Molte leggende gravitano su questo tranquillo specchio d' acqua, aumentandone l' alone di pericolosità. La Chiesa di S. Maria di Portonovo è stata costruita tra il 1034 ed il 1048 ed è un vero gioiello d' arte romanica, inserito in un contesto naturale molto ricco. Essa rappresenta l' ultima testimonianza della presenza dei benedettini nella zona, essendo andato distrutto il loro monastero. La chiesa è diventata proprietà del FAI e per visitarla bisogna informarsi presso questa istituzione.
Dopo gli straordinari panorami del Pian Grande si continua il facile percorso, ora più pianeggiante, in mezzo al verde e all' ombra del bosco, fino ad arrivare ad un bivio. Il sentiero n° 1 continua verso destra, mentre il segmento 1 B porta verso la vetta del Monte Conero ed al Belvedere Nord. Anche qui un bello slargo permette di godere, tra il verde della vegetazione ed il giallo delle ginestre, il massiccio promontorio del Monte dei Corvi, che chiude a nord la bella e selvaggia Spiaggia di Mezzavalle.


Il sentiero n° 1 B porta in vetta al monte su un tranquillo percorso sempre dentro il bosco. Non è possibile però godere a pieno i panorami della vetta perchè questa è una zona militare recintata e subito dietro Riserva naturale integrale. Nella spianata sommitale ci si presenta un nuovo bivio; a destra si scende con una comoda strada asfaltata verso l' ex Convento dei Camaldolesi, mentre prendendo il segmento 1 B si arriva alle misteriose incisioni rupestri. Si tratta di antichissime tracce dell' uomo dell' età del bronzo scavate con maestria su grosse lastre di pietra leggermente declinanti verso ovest. Si possono riconoscere buchi di diverse misure, segni radiali, rettilinei e diversi segmenti sistemati con una misteriosa logica. Non se ne ha la certezza, ma l' ipotesi più accreditata è che rappresentino dei supporti per pali e corde per misurazioni stagionali astronomiche sui passaggi di stelle e pianeti.


Dopo l' interessante passaggio allo slargo con le antichissime e misteriose incisioni rupestri, continuando in discesa sul sentiero 1 B si arriva ad un grosso altopiano inclinato libero da vegetazione: i Piani di Raggetti. Qui convergono diversi altri sentieri del Parco e si può godere della bellezza delle colline anconetane con il rilievo dove sorge Camerano, la capitale regionale del Rosso Conero.







                                                                      di William Tallevi


                                                               


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