A Monteluco di Spoleto ( PG ), sul monte di santi ed eremiti ( 2 di 2 )
Spoleto è una delle più belle ed importanti cittadine dell' Umbria; è stata abitata fin da tempi antichi da Umbri, cresciuta sotto Romani, diventata Ducato con i Longobardi. Nei secoli tutte le dominazioni che si sono succedute hanno lasciato opere architettoniche, artistiche e culturali e fatto crescere popolazione ed operosità cittadina. Spoleto è cresciuta come struttura militare difensiva, con nobili palazzi, opere pubbliche e numerose splendide chiese. Molte di queste sono all' interno del centro storico, ma ce ne sono di straordinarie anche appena fuori; come la Chiesa S. Pietro extra moenia ( fuori le mura ).
Una scenografica scalinata è l' accesso principale a S. Pietro, luogo di culto d' età medievale cresciuto su un antico tempio pagano. Completamente restaurata architettonicamente nel XIV secolo, presenta una bellissima facciata tripartita di stile romanico, arricchita da decorazioni scultoree. E' situata nella vallata del torrente Tessino, tra Spoleto ed il retrostante Colle di Monteluco. Questo verde rilievo, di 804 metri d' altezza, sorge di fianco al Colle di S. Elia, dove svetta la poderosa Rocca Albornoz di Spoleto, collegata a Monteluco dal Ponte delle Torri, qui rappresentato nella fotografia.
Dieci altissime arcate formano la massiccia costruzione del Ponte delle Torri; queste sovrastano la stretta gola ed uniscono il rilievo di Spoleto a quello del Monteluco. Passandoci sopra è emozionante in quanto vi si gode di uno spettacolo unico sulla vallata e sul centro storico spoletino. La sua costruzione risale ad un periodo antecedente il XIV secolo, quasi lo stesso periodo della vicina Rocca Albornoz e il suo costruttore dovrebbe essere lo stesso; l' architetto Gattapone. Quest' ardita opera civile venne creata per poter portare le acque del colle di Monteluco, che ne era ricco, in città. Questo verde colle riveste di una grande importanza; oltre il grande valore ambientale e paesaggistico, ha nei secoli, costituito un ambiente ideale per varie manifestazioni di vita religiosa. Vi sono infatti grotte eremitiche, conventi e chiese abitate da religiosi e santi uomini per secoli. Un lungo percorso di circa nove chilometri, tutto attorcigliato in stretti tornanti, collega la Chiesa di S. Pietro, nella vallata ,ai pianori della vetta. Al secondo di questi è possibile accedere al Ponte delle Torri, sul versante del Monteluco.
Questo boscoso colle rappresenta l' anima religiosa del territorio spoletino da secoli; il nome stesso richiama il " lucus ", bosco sacro in epoca pagana, luogo dedicato all' incontro con gli dei. La frequentazione religiosa continuò anche in epoca cristiana, grazie all' amenità del posto, tra un fitto bosco di elci, pareti strapiombanti sulla vallata con diverse grotte. Queste furono scelte da diversi eremiti per meditare, pregare ed avere un contatto più diretto con la natura e il suo Creatore. In seguito furono edificati monasteri e chiese, come la bella Chiesa di S. Giuliano del XIII secolo, della fotografia. Essa risulta molto rimaneggiata, in stile romanico; l' interno è a tre navate divise da tozze colonne e vi sono conservati diversi importanti affreschi.
La vita eremitica cristiana sul Monteluco iniziò con S. Isacco nel V secolo e fu poi proseguita dai monaci benedettini, dipendenti da S. Giuliano. Con il tempo gli eremi vennero trasformati in chiese e conventi, poi alcune di esse, sconsacrate, si sono trasformate in ville. Questi luoghi furono frequentati dai più grandi santi del medio evo: S. Bernardino da Siena, S. Antonio da Padova, S. Bonaventura e S. Francesco di Assisi. Di quest' ultimo rimane il Convento edificato sulla vetta, attorno al suo originario Oratorio, rappresentato nella fotografia.
Il primitivo romitorio dei frati del posto fu visitato da S. Francesco nel 1212 e gli fu affidata la Cappella di S. Caterina, attorno alla quale il sant' uomo fece costruire le cellette del nuovo convento francescano. Nei secoli successivi vari interventi portarono gli insieme degli ambienti nello stato attuale. Un grosso recinto racchiude un cortile interno dove prospettano, a sinistra l' ingresso al convento e a destra la Cappella di S. Bernardino da Siena, che è davanti all' originario Oratorio di S. Francesco. Questo era il luogo dove il poverello di Assisi si fermava a pregare, proprio sopra la lunga pietra collocata sotto l' altare. L' oratorio ed il vicino cortiletto con il pozzo sono il fulcro del convento stesso. Nel piccolo spazio porticato è collocato un pozzo; la tradizione vuole che S. Francesco fece scaturire l' acqua da una roccia posizionata in quel luogo.
La chiesa del convento conserva diverse opere d' arte e memorie francescane di notevole importanza. Tra questa e la Cappella di S. Caterina si sviluppa il Convento di S. Francesco con un lungo corridoio dove si aprivano le spartane cellette dei frati suoi seguaci. Una finestrella per la luce, un tavolaccio per il riposo e pochissimi altri utensili di vita quotidiana erano i pochi elementi pratici nella vita quotidiana dei frati francescani, ad eccezione della preghiera e meditazione. Questo convento è permeato da una mistica e commuovente aurea religiosa, che attrae molti visitatori dall' Italia e dall' estero nel seguire le orme del santo di Assisi.
Il piccolo rilievo del Monteluco è quasi interamente ricoperto da un verde manto boschivo, in gran parte lecci, fin dai tempi antichi e grazie alla sua tranquilla e panoramica posizione è stato frequentato da religiosi di tutte le epoche. Anticamente era in bosco sacro per la religione pagana e poi si trasformato in luogo di meditazione ed eremitaggio per i primi religiosi cristiani. Il luogo è sempre stato curato e protetto e ne è testimone questo cippo, copia della Lex Spoletina, il cui originale è al Museo Civico. Questa legge risale al III secolo a. C., è scritta in latino arcaico e tratta delle norme per la tutela e la salvaguardia del patrimonio boschivo del Monteluco.
Il bosco sacro del Monteluco è attraversato da un reticolo di piccoli sentieri nel verde che portano in diversi punti panoramici. Alcune zone sono terrazzate, per godere la vasta panoramica della vallata, mentre diverse scalinate scavate nella roccia scendono nelle pieghe rocciose del versante, dove sono situate le antiche grotte dei vari eremiti. Oggi giorno la zona, oltre al turismo religioso, è frequentata da turisti in cerca di verde e tranquillità, che sfruttano i prati erbosi e le strutture turistiche del posto. Spoleto e il Monteluco sono attraversati dalla Via di S. Francesco, un lungo trekking che attraversa tutta l' Umbria, da La Verna verso Roma, sulle tracce dei posti visitati dal Santo di Assisi nel suo pellegrinaggio predicativo.
di William Tallevi
Dieci altissime arcate formano la massiccia costruzione del Ponte delle Torri; queste sovrastano la stretta gola ed uniscono il rilievo di Spoleto a quello del Monteluco. Passandoci sopra è emozionante in quanto vi si gode di uno spettacolo unico sulla vallata e sul centro storico spoletino. La sua costruzione risale ad un periodo antecedente il XIV secolo, quasi lo stesso periodo della vicina Rocca Albornoz e il suo costruttore dovrebbe essere lo stesso; l' architetto Gattapone. Quest' ardita opera civile venne creata per poter portare le acque del colle di Monteluco, che ne era ricco, in città. Questo verde colle riveste di una grande importanza; oltre il grande valore ambientale e paesaggistico, ha nei secoli, costituito un ambiente ideale per varie manifestazioni di vita religiosa. Vi sono infatti grotte eremitiche, conventi e chiese abitate da religiosi e santi uomini per secoli. Un lungo percorso di circa nove chilometri, tutto attorcigliato in stretti tornanti, collega la Chiesa di S. Pietro, nella vallata ,ai pianori della vetta. Al secondo di questi è possibile accedere al Ponte delle Torri, sul versante del Monteluco.
Questo boscoso colle rappresenta l' anima religiosa del territorio spoletino da secoli; il nome stesso richiama il " lucus ", bosco sacro in epoca pagana, luogo dedicato all' incontro con gli dei. La frequentazione religiosa continuò anche in epoca cristiana, grazie all' amenità del posto, tra un fitto bosco di elci, pareti strapiombanti sulla vallata con diverse grotte. Queste furono scelte da diversi eremiti per meditare, pregare ed avere un contatto più diretto con la natura e il suo Creatore. In seguito furono edificati monasteri e chiese, come la bella Chiesa di S. Giuliano del XIII secolo, della fotografia. Essa risulta molto rimaneggiata, in stile romanico; l' interno è a tre navate divise da tozze colonne e vi sono conservati diversi importanti affreschi.
La vita eremitica cristiana sul Monteluco iniziò con S. Isacco nel V secolo e fu poi proseguita dai monaci benedettini, dipendenti da S. Giuliano. Con il tempo gli eremi vennero trasformati in chiese e conventi, poi alcune di esse, sconsacrate, si sono trasformate in ville. Questi luoghi furono frequentati dai più grandi santi del medio evo: S. Bernardino da Siena, S. Antonio da Padova, S. Bonaventura e S. Francesco di Assisi. Di quest' ultimo rimane il Convento edificato sulla vetta, attorno al suo originario Oratorio, rappresentato nella fotografia.
Il primitivo romitorio dei frati del posto fu visitato da S. Francesco nel 1212 e gli fu affidata la Cappella di S. Caterina, attorno alla quale il sant' uomo fece costruire le cellette del nuovo convento francescano. Nei secoli successivi vari interventi portarono gli insieme degli ambienti nello stato attuale. Un grosso recinto racchiude un cortile interno dove prospettano, a sinistra l' ingresso al convento e a destra la Cappella di S. Bernardino da Siena, che è davanti all' originario Oratorio di S. Francesco. Questo era il luogo dove il poverello di Assisi si fermava a pregare, proprio sopra la lunga pietra collocata sotto l' altare. L' oratorio ed il vicino cortiletto con il pozzo sono il fulcro del convento stesso. Nel piccolo spazio porticato è collocato un pozzo; la tradizione vuole che S. Francesco fece scaturire l' acqua da una roccia posizionata in quel luogo.
La chiesa del convento conserva diverse opere d' arte e memorie francescane di notevole importanza. Tra questa e la Cappella di S. Caterina si sviluppa il Convento di S. Francesco con un lungo corridoio dove si aprivano le spartane cellette dei frati suoi seguaci. Una finestrella per la luce, un tavolaccio per il riposo e pochissimi altri utensili di vita quotidiana erano i pochi elementi pratici nella vita quotidiana dei frati francescani, ad eccezione della preghiera e meditazione. Questo convento è permeato da una mistica e commuovente aurea religiosa, che attrae molti visitatori dall' Italia e dall' estero nel seguire le orme del santo di Assisi.
Il piccolo rilievo del Monteluco è quasi interamente ricoperto da un verde manto boschivo, in gran parte lecci, fin dai tempi antichi e grazie alla sua tranquilla e panoramica posizione è stato frequentato da religiosi di tutte le epoche. Anticamente era in bosco sacro per la religione pagana e poi si trasformato in luogo di meditazione ed eremitaggio per i primi religiosi cristiani. Il luogo è sempre stato curato e protetto e ne è testimone questo cippo, copia della Lex Spoletina, il cui originale è al Museo Civico. Questa legge risale al III secolo a. C., è scritta in latino arcaico e tratta delle norme per la tutela e la salvaguardia del patrimonio boschivo del Monteluco.
Il bosco sacro del Monteluco è attraversato da un reticolo di piccoli sentieri nel verde che portano in diversi punti panoramici. Alcune zone sono terrazzate, per godere la vasta panoramica della vallata, mentre diverse scalinate scavate nella roccia scendono nelle pieghe rocciose del versante, dove sono situate le antiche grotte dei vari eremiti. Oggi giorno la zona, oltre al turismo religioso, è frequentata da turisti in cerca di verde e tranquillità, che sfruttano i prati erbosi e le strutture turistiche del posto. Spoleto e il Monteluco sono attraversati dalla Via di S. Francesco, un lungo trekking che attraversa tutta l' Umbria, da La Verna verso Roma, sulle tracce dei posti visitati dal Santo di Assisi nel suo pellegrinaggio predicativo.
di William Tallevi
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