Da Chigiano di S. Severino Marche ( MC ) al Bosco di Canfaito
Diverse strade portano alla splendida faggeta di Monte Canfaito nell' alto maceratese: dal Castello di Elcito, frazione di San Severino, da Frontale e poi Pian dell' Elmo di Apiro e da Braccano di Matelica. Queste sono le vie più facili, ma se ci si vuole arrivare in modo più naturale ed avventuroso si può salire dalla frazione di Chigiano, nella fotografia. Questo è un piccolo borgo medievale, abbarbicato agli ultimi rilievi della catena montuosa del Monte San Vicino. Lo si raggiunge con un bivio a metà strada della provinciale che da Frontale di Apiro scende al Castello di Aliforni e poi alla SP 502 per San Severino Marche. Chigiano sorge a 600 metri d' altezza all' imbocco della suggestiva vallata di Valdiola. Esso si sviluppò in concomitanza con l' espansione territoriale del Monastero benedettino di Val Fucina. Chigiano è chiamato " il borgo rosa " per via del colore del materiale di costruzione delle sue antiche abitazioni. Queste sono aggrappate al versante orientale di Monte Capo le Volte e sono costruite le une sulle altre. Dal piccolo borgo medievale si gode un arioso panorama sulla campagna maceratese e sui monti circostanti. Chigiano è tristemente ricordato per un tragico episodio avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, quando cinque giovani partigiani vennero catturati, torturati, fucilati e gettati dal ponte del paese.
Usciti dal paese di Chigiano la strada diventa bianca e procede tra discese, salitelle e diverse curve. Dopo circa un paio di chilometri si incontra un bivio sulla destra che sale verso il Monte Canfaito. Continuando dritti la strada sale al valico che permette o di salire ai Prati di Gagliole o scendere all' Abbazia di Rotis e quindi a Matelica. Queste carrarecce sono state frequentate dai partigiani, nel secondo conflitto mondiale, e da commercianti e pellegrini in tempi più remoti. Ora questo tragitto entra a far parte del Sentiero Francescano Assisi - Loreto.
La carrareccia per il Monte Canfaito parte prima di Valdiola Bassa ed è contrassegnata con il n° 209 dei Sentieri della Riserva Naturale di Monte S. Vicino. Si tratta di una lunga carrareccia che collegava le frazioni della valle ai pascoli d' alta quota. La prima parte del tragitto segue il corso del Fosso Acqua della Vita poi, con diversi tornanti, prende quota salendo tra le pieghe dei versanti del Colle del Vescovo e Monte Canfaito. Nei punti più stretti si passa dentro il fitto bosco, poi verso 1000 metri di altezza si esce su un grosso pianoro erboso. Grandi pascoli erbosi e la Fonte dell' Acqua Rossa permettono l' allevamento bovino. I grandi spazi permettono una panoramica di 180 °. Verso oriente domina la visuale del Monte Nero e del Lago di Cingoli, qui visibile in due delle sue tre ramificazioni, ottenuto artificialmente sbarrando con una diga il corso del Fiume Musone.
Girando lo sguardo verso nord - est si notano i primi contrafforti della catena montuosa del San Vicino. Quello in linea d' aria più vicino è il Monte la Pereta; sui suoi vertici rocciosi sorge il pittoresco borgo di Elcito ( MC ). Si tratta di uno dei castelli di San Severino Marche, costruito a 821 metri in epoca medievale per proteggere l' Abbazia benedettina di Val Fucina ed è denominato " Il paese del vento "
Dopo il pianoro la carrareccia rientra nel bosco con lunghi rettilinei ed alcuni tornanti. Ne esce definitivamente verso quota 1050. In un avvallamento tra monti minori sbuca la massiccia mole di Monte S. Vicino che con i suoi 1479 metri è la cima più alta della Riserva Naturale.
Dopo aver affrontato l' ultimo ripido tratto di salita, il sentiero n° 209 esce dal bosco ed entra tra i prati a pascolo. Da qui in avanti c' è un' alternanza tra i due ambienti. Il Monte Canfaito e il Colle del Vescovo, sono due piccoli rilievi in un vasto altopiano ondulato, a sud est del roccioso San Vicino. Nel corso dei secoli s' è creato un ambiente specifico con grossi lembi di faggeta alternati a pascoli.
Questa montagna è stata frequentata fin dai tempi antichi dall' uomo per l' allevamento di mucche e pecore, che sotto i giganteschi faggi trovavano riposo nelle ore estive più assolate.
Il nome steso Canfaito deriva dal latino " campum faetum " con riferimento ai faggi e rivela la cura e la conservazione di questo ecosistema. Nei Piani di Canfaito il bosco di faggi si compone di grandi alberi, alcuni di quali secolari; il più longevo di questi ha raggiunto l' età di 500 anni, una circonferenza di 6 metri ed un' altezza di 25. Per la ricchezza di ambienti naturali, per la presenza di antichi faggi, oltre a svariate piante, fiori e presenza di fauna selvatica i Piani di Canfaito sono stati inseriti nella Riserva Naturale Regionale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito. Nel marchio i due simboli del parco, il San Vicino ed un faggio, sono uniti in abbraccio simbolico.
L' ambiente naturale con alternanza di pascoli e faggi sull' altopiano dei Piani di Canfaito è stato creato ad arte, nei tempi passati, per favorire nei migliore dei modi l' allevamento bovino. Questa cura e razionalizzazione degli ambienti è stata iniziata e portata avanti nei secoli dai religiosi della non lontana Abbazia di Val Fucina e continua fino ai tempi moderni.
Sotto il tranquillo ombrello vegetale dei rami dei faggi non esiste quasi sottobosco ed i bovini, che sono liberi di scorazzare tranquilli, vi si rifugiano nei periodi estivi in cerca del fresco.
Un piccolo pantano e diversi trocchi favoriscono l' abbeveraggio del bestiame. Le placide mucche di Canfaito sono di casa sull' altopiano per tutto il periodo estivo, ma non sono le uniche frequentatrici di questi posti. Gli straordinari ambienti naturali, le facili strade d' accesso e i diversi sentieri della Riserva Naturale permettono la frequentazione di amanti della natura, dello sport come l' escursionismo e la mountain bike. Nel periodo autunnale sono molto presenti gli amanti della fotografia attirati dall' ambiente naturale, dai giganteschi faggi, dal loro straordinario foliage pre-invernale e dalla presenza delle mucche. Queste sono così tranquille ed abituate all' uomo che si fanno fotografare tranquillamente.
di William Tallevi
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