Escursione ad anello tra le rupi di Pietrarubbia e Pietrafagnana ( PU )
L' alto Montefeltro, compreso nel territorio del Parco Naturale Sasso Simone e Simoncello, è ricco di variegati ambienti tra cui spiccano diverse rupi. Pur con origini diverse questi rilievi rocciosi caratterizzano l' entroterra pesarese tra i fiumi Foglia, Conca e Marecchia. I più famosi sono gli altopiani rocciosi di Sasso Simone e Simoncello, ma sono presenti pure Montecopiolo, Monte Montone, Monte S. Marco e le rupi di Pietrarubbia e Pietrafagnana.
Queste due sono costituite entrambe da conglomerati di ciottoli cementati da arenaria rossiccia. Un facile percorso percorso ad anello porta alla loro scoperta; nella fotografia è rappresentata la rupe dove sorge la torre di Pietrarubbia.
Il comune di Pietrarubbia è composto da tre frazioni: Ponte Cappuccini, Mercato Vecchio e Pietrarubbia Castello. Il percorso può iniziare dalla prima di queste, dove è presente il Centro Visite del Parco, utile per cartine, depliants ed informazioni varie. Prendendo il sentiero n° 108 si scende a Ca' Mancino con una mulattiera tra il verde, per poi risalire verso il pittoresco borgo di Pietrarubbia. Si tratta di un antico castello medievale, trasformato in seguito in insediamento popolare, con una robusta torre sulla rupe a difesa e controllo del territorio. Inoltre sono presenti altri edifici, un campanile isolato e la bella Chiesa di S. Silvestro, tutti in pietra e restaurati di recente.
La denominazione di Pietrarubbia deriva dalla colorazione rossiccia delle sue rocce, petra rubea - pietra rossa. Il Castello di Pietrarubbia è uno dei più antichi del Montefeltro e grazie alla sua posizione panoramica ha sempre controllato e difeso il territorio. La sua costruzione risale verso l' anno 1.000 e già due secoli dopo passò sotto il dominio dei Conti di Montefeltro. Nei secoli a seguire, a causa delle lotte intestine tra fazioni guelfe e ghibelline, venne distrutto. Solo con l' avvento del Duca Federico di Urbino venne ricostruito. Ulteriore vicende storiche hanno determinato la decadenza militare del posto e solo in tempi moderni è stato restaurato e riportato a nuova vita.
Durante i lavori di recupero edilizio sono stati rinvenuti diversi reperti ceramici e metallici di varie epoche che, ricomposti, hanno portato alla realizzazione dei musei di Ceramica e Metallurgia Medievale. Dal 1.990 è pure presente il Centro T.A.M. per il trattamento artistico del metallo, dovuto al maestro Arnaldo Pomodoro, innamorato di questo borgo. Tanti artisti internazionali sono passati per Pietrarubbia e hanno lasciato le loro opere, esposte nel Museo di Arte Contemporanea. Ultimamente è stata aggiunta pure la Sala Arnaldo Pomodoro con sue varie opere, come ringraziamento per tutte le iniziative artistiche che hanno coinvolto e promosso Pietrarubbia ed il Montefeltro in campo internazionale.
Il piccolo borgo castello di Pietrarubbia è suddiviso in due viuzze con altrettanti vicoletti; in direzione nord, una grossa spianata erbosa prospetta sul non lontano M. Carpegna. In fondo all' abitato è presente un bel campanile isolato; qui parte un ripido sentiero per la rocciosa cresta della rupe, dove troneggia l' arcigna Torre di Pietrarubbia. E' possibile, sempre nei pressi del campanile, seguire un piccolo sentiero che scende nel bosco ed aggira le ripidi pareti della rupe. Si resta meravigliati dal fascino antico e misterioso di questa squadrata torre, immaginando le svariate vicende storiche che l' hanno vista coinvolta. Lo sguardo spazia con una visuale a 360°, abbracciando una buona fetta del Montefeltro.
Dalla vetta della rupe, oltre la torre ed il panorama stesso, è possibile vedere da vicino la composizione di questa. Grossi massi arrotondati e fratturati di conglomerati di ciottoli cementati tra loro la compongono. II vari agenti atmosferici hanno modellato il crinale sassoso di questa rupe, con sgretolamenti in grossi massi. Negli interstizi crescono licheni, muschi e vari fiori e cespugli. Il sentiero termina sulla strapiombante torre; per continuare il nostro percorso sul crinale verso la non lontana Rupe di Pietrafagnana bisogna ridiscendere al sottostante borgo. Il sentiero da seguire inizia al parcheggio automobilistico all' ingresso del borgo.
Il percorso, inizialmente, passa in un verde bosco per poi uscire allo scoperto in un terreno ondulato. Si segue una carrareccia terrosa che pian piano prende quota, fino ad arrivare sul crinale. Il territorio è vario: ci sono campi, antichi pascoli, radi boschi di roverelle e cespuglieti di ginepri e ginestre, con lo spettacolare panorama feltresco tutt' attorno. Il percorso non è lungo verso la nostra meta; la Rupe di Pietrafagnana. Avvicinandosi i grossi massi che la compongono sembrano crescere di misura ed appaiono colossali. La composizione di questa rupe ha la stessa origine marina di formazione di conglomerati sassosi cementati di quella di Pietrarubbia. A differenza di quest' ultima, che è lunga e tormentata, Pietrafagnana è composta e monolitica con massi arrotondati ed uno allungato. La forma risulta quasi un pugno chiuso con l' indice puntato al cielo; per questo, fin dall' antichità , è stato denominato Il Dito del Diavolo, allungato per sfidare il Cielo.
La carrareccia percorsa fino a questo momento, segnalata come sentiero n° 108 del Parco Naturale Sasso Simone e Simoncello, termina sulla strada bianca di crinale che collega Carpegna con Lunano ( sentiero n ° 110 ). Un curioso tavolo con un cubo, entrambi in legno, presenta tabelle informative naturalistiche e storiche del Sentiero del Beato Lando. Queste zone selvagge erano frequentate fin dai tempi antichi da pellegrini ed eremiti, mentre in tempi moderni hanno visto l' attività partigiana. La strada aggira la rocciosa rupe per scendere poi alla provinciale, mentre è possibile salire tra cespugli e rocce sparse fino alla base dei giganteschi massi che compongono Pietrafagnana.
Il panorama che vi si gode è strepitoso; si va dalla massiccia mole del Carpegna in direzione ovest, dai sassi Simone e Simoncello ed alla bella Frontino a sud ovest. A su est la selvaggia cresta collinare si allunga sovrastando il Mutino, in direzione Lunano, mentre ad est s' intravede il torrente Apsa, con all' orizzonte Montecopiolo e M. S. Marco. Per il ritorno basta seguire la S.P. 1, verso destra, che con pochi tornanti riporta alla frazione di partenza di Ponte Cappuccini. Di fronte a noi le rupi di Pietrarubbia e Pietrafagnana appena visitate, unite da un ondulato e selvaggio crinale.
di William Tallevi
La denominazione di Pietrarubbia deriva dalla colorazione rossiccia delle sue rocce, petra rubea - pietra rossa. Il Castello di Pietrarubbia è uno dei più antichi del Montefeltro e grazie alla sua posizione panoramica ha sempre controllato e difeso il territorio. La sua costruzione risale verso l' anno 1.000 e già due secoli dopo passò sotto il dominio dei Conti di Montefeltro. Nei secoli a seguire, a causa delle lotte intestine tra fazioni guelfe e ghibelline, venne distrutto. Solo con l' avvento del Duca Federico di Urbino venne ricostruito. Ulteriore vicende storiche hanno determinato la decadenza militare del posto e solo in tempi moderni è stato restaurato e riportato a nuova vita.
Durante i lavori di recupero edilizio sono stati rinvenuti diversi reperti ceramici e metallici di varie epoche che, ricomposti, hanno portato alla realizzazione dei musei di Ceramica e Metallurgia Medievale. Dal 1.990 è pure presente il Centro T.A.M. per il trattamento artistico del metallo, dovuto al maestro Arnaldo Pomodoro, innamorato di questo borgo. Tanti artisti internazionali sono passati per Pietrarubbia e hanno lasciato le loro opere, esposte nel Museo di Arte Contemporanea. Ultimamente è stata aggiunta pure la Sala Arnaldo Pomodoro con sue varie opere, come ringraziamento per tutte le iniziative artistiche che hanno coinvolto e promosso Pietrarubbia ed il Montefeltro in campo internazionale.
Il piccolo borgo castello di Pietrarubbia è suddiviso in due viuzze con altrettanti vicoletti; in direzione nord, una grossa spianata erbosa prospetta sul non lontano M. Carpegna. In fondo all' abitato è presente un bel campanile isolato; qui parte un ripido sentiero per la rocciosa cresta della rupe, dove troneggia l' arcigna Torre di Pietrarubbia. E' possibile, sempre nei pressi del campanile, seguire un piccolo sentiero che scende nel bosco ed aggira le ripidi pareti della rupe. Si resta meravigliati dal fascino antico e misterioso di questa squadrata torre, immaginando le svariate vicende storiche che l' hanno vista coinvolta. Lo sguardo spazia con una visuale a 360°, abbracciando una buona fetta del Montefeltro.
Dalla vetta della rupe, oltre la torre ed il panorama stesso, è possibile vedere da vicino la composizione di questa. Grossi massi arrotondati e fratturati di conglomerati di ciottoli cementati tra loro la compongono. II vari agenti atmosferici hanno modellato il crinale sassoso di questa rupe, con sgretolamenti in grossi massi. Negli interstizi crescono licheni, muschi e vari fiori e cespugli. Il sentiero termina sulla strapiombante torre; per continuare il nostro percorso sul crinale verso la non lontana Rupe di Pietrafagnana bisogna ridiscendere al sottostante borgo. Il sentiero da seguire inizia al parcheggio automobilistico all' ingresso del borgo.
Il percorso, inizialmente, passa in un verde bosco per poi uscire allo scoperto in un terreno ondulato. Si segue una carrareccia terrosa che pian piano prende quota, fino ad arrivare sul crinale. Il territorio è vario: ci sono campi, antichi pascoli, radi boschi di roverelle e cespuglieti di ginepri e ginestre, con lo spettacolare panorama feltresco tutt' attorno. Il percorso non è lungo verso la nostra meta; la Rupe di Pietrafagnana. Avvicinandosi i grossi massi che la compongono sembrano crescere di misura ed appaiono colossali. La composizione di questa rupe ha la stessa origine marina di formazione di conglomerati sassosi cementati di quella di Pietrarubbia. A differenza di quest' ultima, che è lunga e tormentata, Pietrafagnana è composta e monolitica con massi arrotondati ed uno allungato. La forma risulta quasi un pugno chiuso con l' indice puntato al cielo; per questo, fin dall' antichità , è stato denominato Il Dito del Diavolo, allungato per sfidare il Cielo.
La carrareccia percorsa fino a questo momento, segnalata come sentiero n° 108 del Parco Naturale Sasso Simone e Simoncello, termina sulla strada bianca di crinale che collega Carpegna con Lunano ( sentiero n ° 110 ). Un curioso tavolo con un cubo, entrambi in legno, presenta tabelle informative naturalistiche e storiche del Sentiero del Beato Lando. Queste zone selvagge erano frequentate fin dai tempi antichi da pellegrini ed eremiti, mentre in tempi moderni hanno visto l' attività partigiana. La strada aggira la rocciosa rupe per scendere poi alla provinciale, mentre è possibile salire tra cespugli e rocce sparse fino alla base dei giganteschi massi che compongono Pietrafagnana.
Il panorama che vi si gode è strepitoso; si va dalla massiccia mole del Carpegna in direzione ovest, dai sassi Simone e Simoncello ed alla bella Frontino a sud ovest. A su est la selvaggia cresta collinare si allunga sovrastando il Mutino, in direzione Lunano, mentre ad est s' intravede il torrente Apsa, con all' orizzonte Montecopiolo e M. S. Marco. Per il ritorno basta seguire la S.P. 1, verso destra, che con pochi tornanti riporta alla frazione di partenza di Ponte Cappuccini. Di fronte a noi le rupi di Pietrarubbia e Pietrafagnana appena visitate, unite da un ondulato e selvaggio crinale.
di William Tallevi
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