Porto San Giorgio ( FM ), moderna città di mare ed antica roccaforte fermana
L’
antico nucleo fortificato di Porto San Giorgio, in epoca romana e poi
altomedievale, seguì sempre le vicende storiche di Fermo, assumendo poi il nome
di Portus Firmi. Furono pescatori dell’
alto Adriatico ad insediarsi sull’ altura di Monte Cacciù e fondare l’ attuale
centro abitato portosangiorgese. La fortezza che si andò a costruire venne il
seguito chiamata Castel San Giorgio. Grazie a questa presenza venne stabilita
un’ alleanza tra Fermo e Venezia, che favorì i rapporti commerciali tra le due città.
Fu Lorenzo Tiepolo, nel 1267, a trasformare il porto cittadino in un attrezzato
e ben difeso scalo marittimo. Fece quindi costruire la Rocca Tiepolo, con mura
che proteggevano tutta la cittadina da eventuali attacchi dei saraceni dal
mare. Nei secoli successivi Rocca e mura potenziati ancora più, trasformarono
Porto San Giorgio in una cittadella fortificata quasi imprendibile.
Nei secoli successivi il Castello di San
Giorgio cercò sempre di affrancarsi alla potente Fermo, fino ad arrivare, nel
1729 in un conflitto vero e proprio. Solo nel 1741 la cittadina fermana riuscì
ad eleggere i suoi consiglieri e magistrati e prendere l’ attuale
denominazione. Nonostante le dure vicissitudine storiche rimangono ben
leggibili nel tessuto cittadino le antiche fortificazioni. L’ antica chiesa
parrocchiale del Castello venne demolita nel 1832 e riedificata più in basso,
creando una adeguata piazza. Chiesa e slargo cittadino sono intitolati a San
Giorgio, che è anche il santo protettore. Al suo interno sono presenti una
statua di San Giorgio ed una copia del polittico di Carlo Crivelli del 1470.
Completano la bella piazza l’ alta Torre dell’ Orologio del 1840 e l’ artistica
Fontana della Democrazia.
A fianco della bella piazzetta si allunga l’ antico borgo
fortificato, con le sue caratteristiche viuzze, case in mattoni e le varie
arcate d’ accesso. Tutte le casette sono
ordinate attorno a Via Castello di San Giorgio, che ha un ingresso con arcata
ogivale. Un’ altra apertura è perpendicolare alla statale, mentre alcune viuzze
gradinate s’ innalzano verso il pendio. Tutto è ordinato e pulito, ben restaurato
e non si trovano troppe strutture moderne, dando al nucleo abitativo un’
atmosfera antica. Dalla statale verso il lungomare le abitazioni sono tutte
del secolo scorso raggruppate in ordinati schemi ortogonali.
Risalendo la breve Via del Crocefisso, perpendicolare dell’
antico nucleo di Porto San Giorgio, si arriva in breve al Parco ed alla Villa
Bonaparte, oggi denominata Pelagallo. Questa sorge lateralmente a poca distanza
dalla Rocca Tiepolo, a cui è collegata con una lunga infilata di robuste mura e
massicci torrioni. Un gigantesco parco contorna la villa, allungandosi in
direzione sud, sotto il rilievo denominato Monte Cacciù. L’ edificio è in stile
neoclassico e fù edificato dall’ architetto Ireneo Aleardi, tra il 1826 e il
1829. Il committente era Girolamo Bonaparte, fratello dell’ Imperatore
Napoleone, che dedicò questa sfarzosa residenza alla moglie Caterina. Gli
interni sono finemente decorati, come sono impreziositi gli esterni da bassorilievi ed altorilievi
celebrativi.
Villa
Bonaparte Pelagalllo risulta una delle più ricche e rappresentative dimore
nobili in stile neoclassico della riviera adriatica. Girolamo Bonaparte riuscì
a costruirsi un esilio dorato tra ricchezze e sfarzi, ricevendo i ricchi e
nobili fermani con ricevimenti e feste varie. Le vicende storiche portarono
all’ abbandono di Girolamo dalle Marche
e la villa viene in seguito acquistata dai conti Pelagallo. Un moderno restauro
ha portato il complesso edilizio all’ antico splendore. Altro edificio degno di
nota è la Chiesa di Santa Maria del Suffragio. E’ situata sul versante
settentrionale del centro storico, a ridosso della statale e si presenta con
belle e semplici forme lineari, resa ancor più maestosa dal rialzo di una bella
gradinata. La sua costruzione risale al XVII secolo e conserva al suo interno
diverse opere di notevole interesse, tra le quali spicca una Crocifissione di
Vincenzo Pagani.
di William Tallevi
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