La Riserva Naturale Regionale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito è
una delle ultime aree protette istituite dalla Regione Marche. E’ situata nel
cuore della provincia maceratese ed interessa una vasta area, con una catena
montuosa che comprende anche i monti Faldobono, Vicinello, Cipollara, La
Forcella, Argentaro e Pagliano. L’ area protetta interessa le alte valli dei
fiumi Esino e Potenza, con altitudini che vanno dai 400 metri ai 1484 del
colosso del Monte San Vicino. Qui vi è la sintesi di un sistema di ecosistemi
agricoli, di praterie e di boschi che è il risultato dell’ azione umana e
naturale. Sono presenti biotipi di eccezionale interesse geologico,
paesaggistico e naturalistico. Molto varia è la presenza di fauna, flora ed
antichi siti storici, tra quest’ ultimi primeggia il Castello di Elcito,
autentico fiore all’ occhiello della riserva.
Proprio il borgo castello di Elcito può essere la base ideale per andare
alla ricerca delle bellezze naturali e storiche della riserva. Quest’ antico e
straordinario insediamento sorge su uno sperone roccioso, a 824 metri d’
altezza, su un pendio del monte La Pereta, contrafforte del San Vicino,
contornato da impressionati strapiombi. Le sue mura ed abitazioni si fondono
perfettamente con l’ ambiente circostante. E’ impressionante scorgerne il
profilo arroccato sulla roccia transitando sulla sottostante provinciale tra
Apiro e San Severino Marche, spesso avvolto dalle nuvole o imbiancato dalla
neve. La millenaria storia di Elcito, il suo essere inserito in questo magico
ambiente e la sua nobile solitudine ne fanno uno dei luoghi magici delle Marche,
assolutamente da scoprire ed apprezzare.
Negli ultimi anni Elcito è stato scoperto da una folta schiera di turisti,
amanti della natura, escursionisti – fotografi. Lo si raggiunge facilmente sia
da Apiro che San Severino con il bivio per Castel San Pietro, ma pure da
Frontale e Matelica, aggirando il Monte San Vicino. L’ attuale borgo
fortificato nasce come castello tra il XI e XII secolo per proteggere i monaci
dell’ Abbazia di Santa Maria in Val Fucina, posta in una verde conca tra Elcito
e il San Vicino. Nel 1298 il castello venne messo in vendita ed acquistato dal
potente comune di San Severino Marche, per volontà degli abitanti stessi di
Elcito, alla ricerca di maggiori benefici e libertà . Entrò così a far parte
della numerosa cintura di castelli difensivi dell’ antica Septempeda. Il suo
nome deriva dal termine latino “ castrum liciti “, alludendo ai numerosi boschi
di leccio dei monti circostanti.
Il borgo castello di Elcito è sempre
stato di difficile accesso fino al 1950 e prima dell’ arrivo della carrozzabile
solo con un ripido e pietroso sentiero tra i boschi e tanta fatica si arrivava
alla meta. Grazie a questa difficoltà ambientale Elcito si è sempre difeso
abbastanza bene dalle insidie storiche. Qui vi trovarono rifugio anche i
partigiani del Battaglione Mario durante i difficili anni della resistenza. Per
rappresaglia i Tedeschi distrussero il palazzo dei canonici, ricco di bei
affreschi e pregiati arredi, cambiando fisionomia alla via centrale dell’
abitato. Dell’ antico impianto fortificato medievale rimangono solo alcuni
tratti delle mura e la porta principale di accesso al borgo con arcata ogivale.
A fianco di questa si riconosce la base della torre di difesa, distrutta
probabilmente durante il tremendo terremoto del 1799.
L’ antica vita del castello di Elcito è sempre stata legata alle sorti della
vicina Abbazia di Val Fucina prima e al potente comune di San Severino Marche.
Con la caduta della Signoria degli Smeducci ed il passaggio sotto il dominio
del Papa si stabilizzò la situazione politica del territorio e venne meno l’
importanza strategica di Elcito. Questo venne smilitarizzato e si sviluppò pian
piano come borgo, popolato da contadini, boscaioli e pastori, situazione che è
arrivata fino ai tempi moderni. Pochi anni dopo anche la vicina abbazia, a
causa della mancanza di monaci, venne soppressa nel 1489 ed i suoi beni
andarono al Capitolo della Cattedrale di San Severino.
Tra l’ antica porta fortificata sul
versante orientale e l’ attuale lunga rampa per l’ accesso occidentale è
posizionata la Chiesa di San Rocco, l’ unico edificio di culto all’ interno del
centro abitato. Questa fu edificata dagli abitanti di Elcito e dedicata al
santo protettore contro la peste e le malattie del bestiame. All’ interno della
chiesa è presente una bella Pietà di Venanzio Bisoli, che è custodita in una nicchia
dell’ altare maggiore. Era anticamente decorata con parecchi affreschi, forse
ancora presenti sotto l’ intonaco dei successivi rimaneggiamenti. Perpendicolare
a San Rocco si allunga l’ asse principale del paese, con diverse viuzze e
scalinate che scendono alle casette più defilate.
L’abitato di Elcito è stato
restaurato a più riprese e si presenta quasi integro nel suo complesso, ma
risulta senza abitanti stanziali. Le varie case sono seconde abitazioni e
vengono usate saltuariamente. In compenso è abbastanza frequentato da turisti
ed amanti degli sport nella natura. Essendo al limite del territorio protetto
della Riserva Naturale Regionale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito,
Elcito è sul percorso di due sentieri naturalistici: il n° 174 che scende a
Frontale di Apiro e il n° 209 che sale ai Prati di San Vicino, in direzione
nord ovest e verso il bosco di Canfaito ancora più a ovest.
Grazie alla straordinaria posizione sul suo strapiombante sperone roccioso
Elcito vanta un invidiabile panorama sulla vallata e sui monti che lo
circondano. Tutti i suoi piccoli vicoletti terminano con una staccionata ed un
mirabile affaccio sul territorio circostante. I muri delle casette sono
abbelliti con vecchie fotografie che ritraggono gli anziani del posto durante
la permanenza e le loro attività . Sul lato occidentale, grazie anche al vuoto
creato dalla distruzione del palazzo dei canonici ad opera dei Tedeschi durante
il secondo conflitto mondiale e ad altri spiazzi, è possibile ammirare le vette
del Monte San Vicino e i rilievi della sua catena montuosa, con la verde
vallata dell’ Abbazia di Santa Maria in Val Fucina. Le casette e le mura di
Elcito sono state realizzate con la pietra calcarea del posto e si integrano
alla perfezione allo sperone dove sorgono.
La panoramica posizione del borgo e
la sua altezza hanno determinato fin dal passato condizioni di vita
relativamente sicure per i suoi abitanti, ma a prezzo di isolamento, freddo e
vita dura. Le loro case sono venute su unite in un abbraccio edile difensivo,
con porte e finestre piccole. Aggirarsi per queste viuzze e scalinate di pietra
è come fare un emozionante salto in un lontano passato, dove ogni angolo può
raccontare la grama vita dei suoi abitanti. Diversi sono le definizioni e gli
accostamenti al piccolo borgo di Elcito, come “ il paese del vento “ , “
il castello tra le nuvole “ “ il piccolo Tibet delle Marche” e tutti rendono bene l’ idea di questo luogo
magico nella regione. Converrebbe
visitarlo magari durante le giornate dedicate ai suoi due eventi più
importanti; le Feste Medievali e il Presepe Vivente dove, oltre l’
ambientazione rustica del posto, anche le ricostruzioni ambientali e personali
rendono l’ atmosfera straordinaria di un’ epoca a noi molto lontana e
suggestiva.
di William Tallevi
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