Rasiglia era al confine tra i territori di Sellano e Spoleto
così i Trinci, signori di Foligno, la fortificarono insieme ad altre dieci
fortificazioni. Essi costruirono una cinta muraria che collegava rocca e borgo
sottostante, con una munita guarnigione al comando di un castellano. Di quegli
antichi anni restano una torre in ruderi e tratti di mura. Queste
fortificazioni servivano per difendere mulini e gualcherie dei Trinci, il cui
lavoro impegnava tutta la comunità .
Il progresso economico e sociale continuò anche in epoca
moderna, con la costruzione di abitazioni sempre più grandi e comode, nei
pressi delle varie attività lavorative. La presenza di forza motrice
rappresentata dalla spumeggiante acqua del Capovena, con una capacità di
portata quasi regolare tutto l’ anno, fece diventare Rasiglia un paese di
mulini e mugnai. Questa minuscola frazione arrivò ad averne fino a quattro ed
il macinato ottenuto riusciva a soddisfare il vasto territorio circostante.
Altra attività di
Rasiglia fu la lavorazione della lana, non c’erano grossi greggi e pascoli in
paese, ma ogni famiglia poteva contare su un certo numero di pecore. Oltre
latte, formaggi e carne per la sussistenza della famiglia, veniva lavorata
anche la lana in laboratori artigianali e con metodi laboriosi e complessi. In
epoca più moderna, sempre grazie alla forza motrice naturale del torrente
Capovena, vennero realizzati due lanifici da famiglie del posto: i Tonti e
gli Accorimboni. Si arrivò a produrre pezze
di lana, dagli sgargianti lavori e complicati disegni e magnifiche coperte,
pronte da vendere o realizzate su ordinazione. Oggi i siti produttivi sono
ancora ben individuabili e visitabili, grazie a volontari durante le
manifestazioni tradizionali più importanti di Rasiglia e viene ricostruito
tutto il ciclo lavorativo.
Il borgo di Rasiglia può contare su una gran quantità e
costante presenza di acqua dalla sua sorgiva in quanto falda del non lontano
altopiano di Colfiorito. Qui le precipitazioni meteoriche penetrano nel
sottosuolo carsico, a volte anche grazie a degli inghiottitoi, confluendo in un
percorso sotterraneo verso la parte alta di Rasiglia. Alle varie attivitÃ
antiche della località locale legata all’ acqua, come gualcherie, mulini e
lanifici, si sono aggiunte due centrali idroelettriche ad inizio ‘900. Queste
non sono attualmente più in funzione, ma è interessante vederne da vicino il
loro funzionamento.
La
visita a Rasiglia è breve in quanto il borgo è minuscolo, costituito di alcune
vie che costeggiano il torrente Capovena nella sua breve vita dalla sorgente
alla confluenza, ad inizio paese, con il fiume Menotre. La sua caratteristica
unica è di essere costituita da viuzze, spiazzi, gradinate e ponticelli che si
intersecano con il giocoso mormorio delle acque, con i suoi canali, laghetti e
cascate. All’ inizio del paese, di fianco alla confluenza, è situato un grosso
spazio verde, con alcune istallazioni artistiche e la Chiesa di San Filippo.
Questa era un antico oratorio e, viste le dimensioni, è simpaticamente chiamala
la Chiesiola e dedicata a San Filippo Neri. Le sue origini risalgono al 1631
grazie alla volontà dei tre fratelli Ascani, a cui si deve anche la decorazione
interna con affreschi. Salendo verso l’ alto s’ incontra un grosso e squadrato
spazio murato detto la Peschiera, dove confluiscono i canali sovrastanti con le
loro cascatelle. Poco oltre è presente un bivio il cui vicolo s’ inerpica verso
la costa rocciosa della Torre dei Trinci. Quindi è la volta della Chiesa dei
SS. Pietro e Paolo, costruita attorno alla metà del XVIII secolo, in
sostituzione di quella dell’ antico castello divenuta pericolante. In seguito
furono aggiunti campanile e casa parrocchiale, sempre con l’ impegno economico degli
abitanti di Rasiglia. L’ edificio religioso è a navata unica e può vantare sui
suoi altari dipinti di notevole pregio, realizzati nei secoli XVII e XVIII.
Quasi
alla fine dell’ abitato c’ è un grosso slargo in cui le tumultuose acque del
torrente Capovena vengono smistate in vari canali. Piccole chiuse manuali
regolano il flusso dell’ acqua verso i vari opifici cittadini. La sorgente di
Rasiglia sgorga nei pressi del sovrastante Palazzo dei Trinci, raggiungibile
con un’ erta e curvilinea carrareccia. Il paese umbro, dopo lunghi periodi di
faticosa ma organizzata vita di sussistenza solidale, piano piano decadde.
Le cambiate condizioni di vita e il
graduale abbandono resero il borgo abbandonato a se stesso, abitato solo da
pochi irriducibili. In tempi moderni le cose sono cambiate con la voglia degli
eredi di far rinascere il paese dei propri padri e nonni. Il progetto che ha
unito queste persone è stato l’ idea di realizzare un presepe vivente, con l’ interpretazione
dei vari singoli momenti della vita cittadina agli inizi del ‘900. Questa bella
iniziativa ha riunito gli ex abitanti in un’ associazione che ha ridato vita al
paese e contribuito a farlo conoscere ad una grande massa di turisti.
Altra
interessante manifestazione è Penelope a Rasiglia, nel mese di giugno, che è
dedicata agli antichi mestieri della tessitura. Il minuscolo paese montano
vanta un’ antica tradizione in quest’ arte, che è nata artigianalmente e si è
poi trasformata nelle prime forme di industrializzazione. Durante i due eventi
visite guidate da volontari accompagnano i turisti curiosi alla scoperta degli
antichi mestieri, nei laboratori, mulini, impianti tessili, centrali e dei vari
impianti di canalizzazione delle acque. Una visita a Rasiglia è un tuffo nel
passato di una realtà abitativa singolare e di una comunità orgogliosamente
autosufficiente e solidale.
di William Tallevi
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